a cura di Miranda Calliari Magni
L’incontro con la pratica e gli studi di Arno Stern non è semplice, perché, come lui spesso dice, sono state le circostanze eccezionali a determinare i suoi incontri e in seguito i suoi studi. Un giovane uomo non scolarizzato, appena dopo la fine della seconda guerra mondiale, si trova in un orfanotrofio di fronte a bambini con storie dolorose alle spalle, li avvicina con rispetto – cioé con amore – e vuole offrire loro le condizioni indispensabili per dipingere liberamente. Avviene così che gli occhi generosi del giovane Stern si entusiasmino di fronte a “tanto ardore”. I bambini dipingono…e poi dipingono, con entusiasmo, per ore; oltre le categorie di classe (in senso scolastico), di prima infanzia o di età evolutiva rimane solo l’atto libero del tracciare che trascina con sé libertà, gioco e piacere.
Dal 1960 ad oggi sparisce via via nel pensiero di Stern l’idea che i bambini dipingono per comunicare o per rappresentare la realtà che l’adulto vede; ma sopratutto fa “tabula rasa” dell’idea che i bambini siano dei potenziali artisti ai quali insegnare qualsivoglia regola estetica o modello da riprodurre. Altri incontri eccezionali avvengono con i bambini non scolarizzati in Afganistan, in Perù, in Nuova Zelanda……in tutti quei luoghi dove non è ancora giunta la scuola.
Man mano che le scoperte semiologiche di Arno Stern proseguono – ed è un susseguirsi incessante – ecco sparire dal suo lessico “arte infantile” e linguaggio plastico che oggi viene sostituito dal termine Formulazione. Con esso si vuole definire non l’arte infantile (che per Stern non esiste) ma l’atto del tracciare ,cioè un fenomeno ricco e complesso, coerente e universale che non necessita di interpretazioni, bensì di comprensione delle sue forme e delle sue strutture.
Come il termine Formulazione nascono parole nuove quali “figure primarie”, “fattori di spazio”, “figura strozzata”, ”accento espressivo” e tante altre ancora che daranno una spiegazione logica a quelle particolarità che vengono considerate – errori dei bambini –. Le forme nascono da due manifestazioni arcaiche, il girouli e il punctili, da cui hanno origine le “figure primarie”, poi le ”immagini oggetto”, le “immagini ragionate” (tracciati di rappresentazioni sempre più realistiche) ed infine le “figure essenziali“ dell’adulto.
Rispetto allo schema appena descritto il processo è molto più ampio: esistono dei tracciati che si trasformano in “fattori di spazio”, altri in “fenomeni di luce”, si scoprono progressioni che appartengono a tutti i bambini – o al contrario – permanenze: elementi, colori, particolari di quella singola persona che sta tracciando, la dimostrazione della sua unicità. La figura strozzata si adatta alla rappresentazione di varie immagini nel tipico fenomeno di travestimento delle figure primarie in immagini oggetto, ma può anche trasformarsi in un fattore di spazio. I risultati degli studi di Arno Stern – scaturiti da una lunga e rispettosa osservazione silenziosa di bambini che dipingono – hanno portato ad uno sguardo anti-convenzionale sull’atto del dipingere e, grazie alla Formulazione, si può davvero parlare di una conoscenza radicalmente nuova in questo campo.
La ricca bibliografia di Arno Stern ci consente di avvicinarci all’affascinante fenomeno da lui scoperto e di comprenderne la natura.